Testimonianza di Marco Lobina: Ricordando Sergio

Scenografico, visionario e sofisticatissimo artista torinese, l’incontro professionale tra Marco Lobina e Sergio Perrero risale al 2011, ma affonda le radici in un’amicizia di lunga data, iniziata nel 2005.

Dovevo partecipare al MADE Expo, ma non avevo un prodotto. Al tempo conoscevo le sperimentazioni di Perrero e l’ho contattato per un allestimento che fosse alla moda, fashion.

Per lui era “il mondo degli stracci”, esattamente quelli con cui lavorava nel suo laboratorio-tintoria. Alla mia richiesta si è tolto la sciarpa e buttandola per terra ha esclamato:

“fammi camminare qua sopra e realizziamo qualcosa di veramente speciale”.

Se inaspettata era la sua creatività, il risultato non era mai da meno. Così unico e irripetibile che mi ha permesso di brevettare il sistema Rezina Tessile.

I suoi tessuti si sono uniti alla mia ricerca di una resina che potesse essere invisibile, ma che mantenesse le caratteristiche tecniche e meccaniche di quella tradizionale. Unendo le resine ai suoi tessuti progettati per l’abbigliamento abbiamo creato una commistione artistica.

Oggetti, tavoli, docce non si rivestono, ma si vestono. E diventano piccole opere d’arte.

Tessuti da strappare, distruggere, ma anche da stampare, ricolorare. Perrero rielaborava l’esistente, gli dava nuova vita, nuovo significato. Creava e lo faceva divertendosi. La sua filosofia lavorativa era quella del “divertificio”. E se fosse mancata questa componente allora sentiva di non star lavorando nel modo giusto. Per lui la creazione doveva essere trasversale, e penso che l’essere riuscito a legare Rezina – qualcosa che è per sua natura molto industriale – al mondo del fashion, ne sia il migliore esempio.

Questo legame tra design, moda e resina, ha dato vita ad una visione che è diventata poi anche la mia. “Dritto, ma storto”, diceva sempre del suo modo di lavorare, creare, vedere le cose.

C’era lo strappo e la distorsione, ma anche la struttura. E riuscire a creare qualcosa che apparentemente, sembra fatta male, ma è in realtà pensata e strutturata, è molto più che solo arte.

Nell’ultima parte della sua vita si era trasferito al MUSA, uno spazio nuovo nel cuore di Torino, che ho trovato per lui. Un angolo per sperimentare, per creare del bello, che ancora adesso conserva la sua anima.

Tra quelle mura Sergio ha sognato molto più di quanto non facesse prima.

Sergio è sempre stato un vero creativo e un visionario. Non riproduceva mai la stessa opera o gli stessi tessuti, e quello che creava era sempre meglio del precedente. Tutto quello che ha creato in passato, era proiettato al futuro, ed anche ora è più che mai presente.

Le testimonianze

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