Eugenio Ciuffreda un incontro unico e causale
La collaborazione tra Sergio Perrero e Eugenio Ciuffreda inizia per caso e accompagnerà la vita del maestro torinese fino alla sua prematura scomparsa.
La testimonianza di Eugenio Ciuffreda
Ho incontrato Sergio per caso, in un viaggio in treno tra Milano e Torino.
Un’ora e qualche minuto di intensa chiacchierata sulle nostre rispettive vite e sui progetti che ognuno di noi era in procinto di realizzare. Era il 2014, io uno studente universitario appassionato di scenografia e di arte urbana; lui, per quanto poi scoprii negli anni successivi, un Maestro oltre che l’artista più puro e visionario che abbia mai conosciuto.
Mi invitò ad andarlo a trovare a Murisengo nel suo laboratorio e io accettai. Pochi giorni dopo percorsi la strada che separa Chivasso e il paese dei tartufi bianchi e mi trovai catapultato dentro l’universo di Sergio. Per chi ha avuto la fortuna di vedere il suo laboratorio so che potrà confermare che bastava mettere solo un piede oltre la porta per iniziare a intravedere le meraviglie che quell’edificio produceva e custodiva, anche se disposte in modo apparentemente caotico e inusuale. Tessuti, telai, piccole montagne di vestiti e stoffe pregiate dai colori e con le più uniche decorazioni e lavorazioni. Tutto questo immerso in un panorama e in un contesto rurale di straordinaria bellezza, grande fonte di ispirazione per Sergio.
Devo ammettere che al termine di questo nostro primo incontro portai a casa con me, oltre a mille stimoli e curiosità, un grande dubbio: o è matto o è un genio assoluto.
Scoprii la risposta facilmente, iniziando a collaborare con lui.
La prima opera che realizzammo insieme fu una maestosa installazione su una serie di vetrate di Torino Esposizioni. Attraverso l’utilizzo di pellicole decorate con i telai serigrafici di Sergio abbiamo giocato con la vista esterna riproducendo una foresta astratta e caotica, modificando la percezione dell’ambiente esterno.
Realizzammo insieme o montai per lui molte altre installazioni, dalle Poltrone Giganti ai Paracadute sospesi fino a una stanza interamente rivestita di suoi tessuti color rosa. Per l’ultima installazione a cui partecipai, utilizzammo le sue sottopezze, vera e propria impronta del suo spirito artistico all’interno di uno spazio temporaneo a lui dedicato a Scalo Milano.
La ricerca e tensione che Sergio possedeva nello scoprire le nuove frontiere del bello e dell’arte, secondo la mia opinione, l’ha sempre condotto a interrogare e interpretare la natura e la sua capacità di generare meraviglie che possiedono sia bellezza che pura unicità.
Grazie a questa visione Sergio innovava nella sua ricerca. L’unicità della natura come espressione estetica delle sue opere, come selezione dei materiali di altissima qualità. Tutto questo attraverso i suoi peculiari processi di lavorazione, rendendo ciascun suo tessuto unico, irripetibile, casuale.
Ricorderò sempre Sergio con affetto e rispetto, quello dovuto al Maestro.
Come artista, invece, posso dire che Sergio ha ridefinito in me il concetto stesso di artista, occupandone il significato con il suo ricordo.
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